Progetto Beduini - Bedouins Project
Nomadismo in Siria
Percorrendo la strada statale che da Palmira (Tadmor) porta verso
Deir ez-Zor al fiume Eufrate, i nostri occhi sono attirati da
piccole sagome scure che si stagliano all’orizzonte. Sono tende di
varie tribù beduine presenti in gran numero in questa zona.
Stiamo percorrendo in realtà una delle antiche vie carovaniere che
sin dai tempi del regno di Mari, collegava questa antica città
sull’Eufrate, con l’altra capitale Qatna (nei pressi dell’attuale
Homs) e come dimostrano gli archivi reali trovati a Mari (XVIII sec
a.C.) la zona era percorsa da turbolente tribù nomadi al tempo
alleate od ostili ai poteri statali.
Da Qatna fin oltre l’attuale Palmira, ai piedi del Jebel al-Bishri,
si muovevano i turbolenti Sutei, un pericolo per le carovane,
arrivati a Mari era possibile vedere accampata al di fuori della
città, la tribù degli Khanei che davano il nome alla regione ed i
Beni Yamina.
In 4000 anni di storia i nomi delle tribù succedutesi sono cambiati
così come i loro rapporti col potere statale, quello che è rimasto
immutato è un sistema di vita, economico e sociale che è possibile
vedere ancora adesso.
Ed è proprio nella zona del monte Bishri, ma non solo, che ancora
adesso possiamo incontrare tende degli Anezeh, degli Hadidyin, dei
Bu Khamis, ecc…Queste tre tribù beduine sono rappresentative di un
fenomeno articolato che in modo generico definiamo nomadismo ma che
in realtà si differenzia notevolmente da gruppo a gruppo a seconda
di quali siano le relazioni della tribù con i sedentari e le città.
In questo modo possiamo distinguere ad esempio tra nomadi,
seminomadi e sedentari.
Le tribù nomadi arrivate con una delle ultime ondate migratorie
dall’Arabia alla fine del 1700, hanno mantenuto la loro autonomia
stanziandosi in zone più isolate e lontane dai centri abitati,
dedite all’allevamento del dromedario ancora oggi, sono costituite
dal gruppo degli Aneze, degli Shammar e Rwala. I gruppi seminomadi
come gli Hadidyin, i Beni Khaled, i Nu’im, ecc…sono dediti
all’allevamento capro-ovino che necessita di maggior vicinanza alle
fonti idriche ed anche ai centri abitati per la vendita degli
animali, questi gruppi sono arrivati in un periodo più antico,
alcuni addirittura nel Medioevo, e col tempo si sono legati alle
città ed ai sedentari interagendo con loro in modo maggiore che i
gruppi nomadi arrivati più di recente.
Altre tribù, come gli Aghedaat, gli Mshada, i Mawali ormai quasi
completamente sedentarizzati nei villaggi, sono dediti
all’agricoltura pur riconoscendo la loro origine beduina, il loro
lignaggio ossia l’appartenenza alla tribù e l’autorità dei capi
tribali (shiukh).
Girando tra le tende di tribù in tribù, col tempo è possibile
riconoscere le differenze tra una e l’altra, nella foggia e nei
colori degli abiti nelle differenze dei tatuaggi che portano sul
viso e sul corpo, nelle differenze tra le tende e le suppellettili.
Questo modo di vita che è anche una cultura specifica con tradizioni
proprie, nell’ultimo secolo è cambiata notevolmente, prima con le
riforme agrarie degli anni ’40 del ‘900 che hanno spinto alcuni
elementi consistenti di alcune tribù a sedentarizzarsi e a
trasformare la loro economia da pastorale ad agraria, poi con
l’intervento delle automobili e dei camion che hanno cambiato il
modo di spostarsi sul territorio, infatti in primavera ed autunno
quando le tribù si spostano nelle rispettive zone estive ed
invernali per il pascolo delle greggi, tende ed animali vengono
caricati su grandi camion e grazie ai veicoli è possibile spostarsi
in zone non abituali per la specifica tribù, cosa che ha modificato
i percorsi e anche le aree di nomadizzazione.
Custodi delle tradizioni sono rimasti solo gli anziani che ancora
portano sul corpo i tatuaggi caratteristici di ogni gruppo tribale,
che ricordano i nomi delle frazioni tribali a cui appartengono, che
ricordano storie e leggende antiche della tribù, ma nell’arco di
una-due generazioni tutto questo patrimonio culturale tenderà a
scomparire se non si farà il possibile per raccogliere gli ultimi
frammenti di una storia millenaria.
I
loro tatuaggi ci raccontano di simboli, di rimedi contro le malattie
o il malocchio, storie d’amore col tentativo attraverso il tatuaggio
di attirarsi il favore dell’amato; ma sono anche il colore degli
occhi e della loro pelle a raccontarci storie di popoli provenienti
dal’Arabia o genti di pelle chiara come i circassi o gli armeni
strappati dalle loro terre e portati in Siria dall’impero Ottomano e
che si sono mescolati ad alcuni gruppi beduini, così in alcune tende
stupisce vedere bimbi con gli occhi azzurri e i capelli biondi.
Una storia che non appartiene solo alla Siria nello specifico (o ai
vari paesi interessati al fenomeno), ma che è patrimonio culturale
di tutti, un caso emblematico presente nella Bibbia è il conflitto
tra Caino e Abele che non è altro che l’esemplificazione del
conflitto sociale tra nomadi e sedentari.
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Tende visitate 2006
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Progetto
Wašm-Daqq
Introduzione:
Gli archivi del regno di Mari (prima metà del XVIII sec. a.C.)
indicavano una distribuzione delle tribù nomadi di allora,
nell’attuale territorio siriano. I Sutei erano stanziati nella zona
del Jebel al-Bishri e compivano razzie (gazu) tra l’attuale
città di Homs e l’Eufrate, danneggiando i commerci e gli spostamenti
tra le antiche città di Qatna (Mishrifeh) e Mari (Tell
Hariri). Gli Khanei e Beni Yamina erano invece stanziati
nell’alto Khabur e nella zona di Harran, al tempo alleati od ostili
verso le città dell’Eufrate.
Ma già prima, al tempo della I dinastia babilonese (XIX-XVIII sec.
a.C.) fecero la loro comparsa gli Amorrei (in akkadico Amurrum)
già noti dai Sumeri col nome di Martu, la prima testimonianza
storica che li riguarda è datata al regno di Sharkalisharri
(2217-2193 a.C.), che riporta una vittoria su Amurrum nella montagna
di Basar (Jebel al-Bishri).
Con l’arabizzazione del Medio Oriente e il passare dei secoli
cambiarono le tribù, ma non quel sistema sociale ed economico che si
è conservato fino ad ora.
I cambiamenti avvenuti negli anni ’30 del 1900, riforme agrarie e
stanziamento al suolo di alcune tribù, con la conversione del loro
sistema economico da pastorale ad agrario, ha modificato le
relazioni tra i membri del gruppo rendendo più labili quegli aspetti
culturali un tempo solidi.
Tra i cambiamenti avvenuti vi è anche quello che riguarda il
tatuaggio, argomento di questo progetto.
L’arte di tatuare (in particolar modo le donne) affonda le sue
radici nella notte dei tempi, quando non solo i nomadi ma anche i
sedentari usavano tatuarsi per scopi più disparati, un motivo era
medico, uno apotropaico e l’altro utilizzava il tatuaggio come una
sorta di maquillage.
Von Oppenheim (1899-1900) dava una descrizione dei tatuaggi delle
donne beduine: “che portano tatuati dei segni sulle guance e
sulla fronte…e a volte l’intera faccia, ad eccezione del naso e
degli occhi è coperta con motivi che formano una sorta di velo”.
E Musil nel 1928 raccontava: “la pittura che è prodotta daqq
al-wasm, generalmente cerchi e triangoli, è supposta accrescere la
bellezza del corpo della fanciulla”.
Un tempo usato da tutti gli individui (in particolar modo dalle
donne) nomadi e sedentari, la tradizione si è conservata
maggiormente presso i beduini grazie al loro maggior
conservatorismo.
Attualmente anche i beduini di Siria non tatuano più le giovani
ragazze e i motivi più elaborati sono individuabili solo nei visi
delle anziane, per questo motivo nell’arco di circa dieci anni
quest’arte scomparirà.
Il tatuaggio (washm-daqq) un tempo era eseguito da zingare (Nawar)
che passavano di tenda in tenda proponendo questo lavoro.
Solitamente era la madre della ragazza a scegliere i motivi
decorativi da tatuare, per questo motivo ogni tribù presenta degli
elementi specifici diversi dalle altre, ed in linea di massima è
possibile individuare la tribù di appartenenza dal motivo decorativo
tatuato.
I tatuaggi eseguiti sulle giovani ragazze (sulle braccia, gambe e
sul viso) avvenivano poco prima dei 18 anni, comunque prima del
matrimonio, fatta eccezione per piccoli motivi decorativi che
potevano esser fatti anche in tenera età.
I tatuaggi delle donne avevano per lo più uno scopo decorativo,
fatta eccezione per i tatuaggi sul polso khassar che avevano
lo scopo di fortificarlo, come il tatuaggio chiamato hallabat
che serviva per rinforzare il polso sottoposto allo sforzo della
mungitura.
Ad ogni modo elementi decorativi ed apotropaici (difesa da elementi
negativi) a volte si confondono.
Il tatuaggio veniva eseguito con 6 piccoli aghi e come tintura si
aggiungeva cenere e carbone alla bile di qualche animale o al latte.
Vi sono dei simboli ricorrenti per tutte le tribù e che hanno lo
stesso nome, altri simboli pur uguali hanno nomi diversi, ad ogni
modo è l’insieme dei vari disegni che crea un tipo di decorazione
caratteristico per una specifica tribù.
Troviamo quindi come simboli-motivi decorativi la forbice (mutarraf),
la croce (salib), il fiore (wardi), altri elementi
noti come rdeya, amle, oppure il pettine (musht) ai
lati della bocca o sulla fronte (Hadidiyn) oppure la gazzella (gazaal),
sul mento rithma o sababil (grano). L’elemento tra gli
occhi, sopra il naso è generalmente chiamato luna (hilal),
mentre le decorazioni sulle braccia hanno nomi più fantasiosi come
“cuscino della cugina” (musada bit el Ammu), sopra la mano
“guanto della figlia del Re” (chaff bint al Melek), ecc… Si
tratta di elementi che appartengono al mondo beduino, oggetti
comuni, animali, che a volte si caricano di specifiche valenze
simboliche.
Genesi del
progetto:
Questo mio lavoro iniziale e non metodico, ha portato comunque
ad un primo risultato che ho esposto nella mia tesi di laurea
all’Università degli Studi di Udine (Italy) nel 2004, dal titolo
“Le tribù beduine della Siria e l’arte del tatuaggio”.
Nel testo ho tracciato una linea di unione tra i primi alfabeti
sud-arabici e alcuni motivi utilizzati nei tatuaggi, si tratta di
una linea non chiara e definita ma che fa intravedere un patrimonio
comune di disegni e motivi decorativi, usati anche nei simboli delle
frazioni tribali e nei motivi marchiati sui dromedari.
Nello stesso tempo è stato possibile individuare le origini di una
tradizione che come aveva già intuito Field negli anni ’30 del 1900,
non è appannaggio dei nomadi ma anzi era più forte presso i
sedentari, gli abitanti delle città e che progressivamente è passata
ai beduini e lì si è conservata ancor oggi.
Sono arrivato a comprendere l’importanza di raccogliere in modo
sistematico ed organico i motivi tatuati dalle singole tribù, per
preservarne la memoria prima che nell’arco di dieci anni questi
scompaiano, raccogliere i simboli con fotografie e disegni, capirne
i significati e individuare delle caratteristiche che distinguano un
tatuaggio di una tribù da quello di un’altra.
Modalità e
obiettivi del progetto:
Il progetto ha l’obiettivo di censire le varie tribù nomadi e
sedentarie della Siria, raccogliendone i motivi decorativi ed i
design trasmessi attraverso l’uso del tatuaggio sul viso e sul
corpo.
Con questi dati sarà possibile ricostruire i motivi e simboli usati
da ciascun gruppo tribale.
Dato che i tatuaggi sono eseguiti con tre finalità: maquillage
permanente, scopo “medico”, scopo magico ed apotropaico, sarà
possibile isolare ed individuare i motivi decorativi utilizzati per
questi usi specifici, da quali tribù e all’interno di queste
verificare le differenze eventuali tra i simboli usati dalle diverse
frazioni tribali (clan-fukhud e lignaggio-hamula).
Il progetto si svilupperà attraverso una raccolta di dati sul
territorio in modo sistematico, discutendo con le persone che ne
portano i simboli del significato di questi ultimi, individuando le
anziane tatuatrici nawari, eseguendo una documentazione
fotografica e grafica con disegni dei vari design.
Obiettivo finale sarà conoscere i simboli tatuati dalle donne, il
significato di questi ultimi e la loro conservazione. Inoltre avremo
a disposizione anche una mappa aggiornata della distribuzione delle
tribù sul territorio siriano, un dato non aggiornato dal 1950.
La raccolta e lo studio dei dati sarà divisa in 5 momenti diversi e
prenderà in esame differenti zone della Siria e di conseguenza le
diverse tribù per ogni territorio di studio.
Modalità:
1–
Survey-raccolta sistematica dei dati sul campo (tramite documentaz.
fotografica, grafica attraverso disegni, scritta attraverso la
discussione con persone e registrazioni).
2 – Studio delle
fonti occidentali e arabe.
3 – Elaborazione
di questi dati e loro studio.
4 – Editing
grafico.
5 – Pubblicazione
del materiale.
Le zone ambito dell’indagine:
1 – il circondario di Damasco e l’Hawran, con le seguenti
tribù: Rwalla, Weld Ali, Aghedaat della Ghuta, Ghiats, Beni Amer,
Slouts, Sardiye, Jewabre.
2– il triangolo Hama-Homs-Tadmor (Palmira), con le
seguenti tribù: Hassanah, Sba’a (Gomussa e Abdah), Naim, Fawarah,
Beni Khaled, Togan, Turki, Kharashin, Mawali, Bushacim, Leheib,
Amur.
3 – il circondario di Aleppo e il nord della Siria, con
le seguenti tribù: Aghedaat Bu Leyl, Hadidiyn (Guma e Ganatse),
Ghayar, Whahab, Bu Khamis, Djess, Sheiklar, El Aoun, El Gallad, Bu
Sheikh.
4 – il triangolo Palmira-Deir ez Zor-Raqqa, con le
seguenti tribù: Fed’an (Wuld e Khressah), Hadidiyn Bu Khassan,
Baggara, Abu Sha’ban (Afadles, Weldi,Sabkha,Bu Sbee, Abu Assaf).
5 – il triangolo Deir ez Zor- Hassake-frontiera con l’Irak,
con le seguenti tribù: Shammar, Sharabiyn,
Jbur, Tay, Aghedaat, Mshada, Harb.
Risultati del
progetto:
Il progetto porterà alla
conoscenza dei motivi decorativi tatuati dai diversi gruppi
tribali (prima inesistente), a una conservazione di
questi (prima della loro scomparsa definitiva), ad una
conoscenza della distribuzione delle tribù sul territorio
siriano.
Questi dati potranno essere raccolti e
resi fruibili al pubblico tramite:
-
Pubblicazione cartacea (libro
fotografico e/o pubblicazione scientifica)
-
Pubblicazione web
-
Creazione di un GIS ( Geographical
Information System) delle tribù beduine in Siria e dei loro
motivi decorativi (tatuaggi)
-
Creazione di un CD da distribuire
a scuole e Università
-
Organizzazione di una mostra
fotografica:“Le tribù beduine della Siria e i loro tatuaggi”
Perché finanziare il progetto:
Due sono i motivi fondamentali per cui finanziare il progetto.
1- novità di un lavoro mai
eseguito precedentemente
2- importanza di documentare una
tradizione che scomparirà nell’arco di 10 anni
Il lavoro che qui si propone è
completamente nuovo, mai eseguito in Siria o in altri paesi
dell’area medio-orientale. Prima della mia tesi di laurea, un lavoro
analogo era stato fatto solo da Field nel 1930 in Irak, ma per un
numero limitato di tribù e tatuaggi.
Inoltre è fondamentale compiere questo lavoro ora, con
un’istituzione di alto profilo, prima che la tradizione scompaia.
Importantissimo è conservare questo patrimonio culturale delle
donne, che riguarda la storia dell’uomo non meno di altri tipi di
patrimonio culturale, quale quello architettonico o archeologico.
Vi è un solo modo per conservare questa cultura e arte del
tatuaggio, la sua documentazione prima della scomparsa imminente, se
questo lavoro non verrà fatto, un’arte millenaria scomparirà e
nessuno ne avrà raccolto una testimonianza. |
Wašm-Daqq
Project
Introduction:
The archives of Mari Kingdom (first half of
XVIII century. b.C.) included a distribution of the nomadic tribes
of the time, in the actual Syrian territory. The Sutei were located
in the area of Jebel al-Bishri and used to carry out raids (gazu)
between the actual city of Homs and the Eufrates, jeopardizing
trading activities and movements of people between the ancient
cities of Qatna (Mishrifeh) and Mari (Tell Hariri).
The Khanei and Beni Yamina were located in the area of the upper
Khabur and in the area of Harran; at that time they were either
allied or hostile to the cities along the Euphrates.
Even before, at the time of the Babylonian dynasty, (XIX-XVIII
century. b.C.) the Amorrei (in akkadian Amurrum) appeared;
they were already known among the Sumeri as Martu, the first
historical witness related to them dates back to the Kingdom of
Sharkalisharri (2217-2193 b.C.), reporting a victory over Amurrum in
the mountain of Basar (Jebel al-Bishri).
Through the arabization of the Middle East and the passing of
centuries the tribes changed, however their typical social and
economic system was preserved and still exists. The developments
occurred during the ’30s of 1900 (agrarian reforms, sedentarization
of some nomadic tribes, and the deriving transformation of the
economic system from pastoral to agrarian) has modified relationship
patterns among group members; as a consequence, those cultural
features once solid and typifying became more fleeting.
The above changes regarded also the tattoo, subject of this work.
The art of tattoo (especially among women) is rooted in the mists of
time, when not only the nomadic people but also sedentary ones used
tattoo for all kinds of purposes: medical purpose; apotropaic,
beauty and make up. Von Oppenheim (1899-1900) provided the following
description of Bedouin women’s tattoo: “they carry signs tattooed
on their chicks and on the forehead .... Sometimes the whole face is
tattooed, except the area around the nose and the eyes so that to
look like a veil’.
E Musil in 1928 provided the following account: “the painting
produced with the daqq al-wasm technique, generally regards circles
and triangles, and is deemed to increase the beauty of a girl’s
body”.
Formerly, it was used by all people (in particular women) both
nomadic and sedentary; the tradition was preserved mainly among
Bedouins thanks to their strong conservatory attitude. Nowadays also
Syrian Bedouins do not tattoo anymore young girls; elaborated
patterns can be noticed only on the faces of old women; it is likely
that during the course of the next ten years this art will
disappear.
The tattoo (washm-daqq) was formerly realized by gypsy women
(Nawar) who were used to go from tent to tent proposing this
type of work. Usually it was the mother of the girl who chose the
patterns and designs to be tattooed on her daughter. As a
consequence, each tribe presents its specific patterns and elements
which differ from tribe to tribe. It is possible to identify the
tribe a person belongs to from the type of tattoo.
Tattoos are realized on young girls’ bodies (arms, legs and face)
short before the age of 18, in any case before their marriage, with
the exception of small decorative patterns which could be done also
to small children.
Women’s tattoos had mainly a decoration purpose, except for those
tattoos on the wrist khassar which were believed to make the
wrist stronger, like the tattoo called hallabat which was
used to reinforce the wrist after the effort of milking.
In any case the decorative and apotropaic (defence from negative
elements) signs tended sometimes to merge together. The tattoo was
realized with six small needles; dyes were made by melting together
ashes, charcoal and bile of some animal or milk.
There are recurrent symbols for all tribes which have the same name;
other symbols, though identical, carry different names; in any case
it is the mix of different drawings which determines a specific kind
of decoration distinctive of a given tribe.
It is possible to find the following symbols/ decorative patterns:
the scissor (mutarraf), the cross (salib), the flower
(wardi), other elements known as rdeya, amle, or the
comb (musht) at the sides of the mouth or on the forehead (Hadidiyn)
or the gazelle (gazaal), on the chin rithma or
sababil (wheat). The element between the eyes, above the nose is
generally called moon (hilal), while decorations along the
arms have more original names such as the ‘cushion of the cousin’ (musada
bit el Ammu), over the hand ‘the king’s daughter glove’ (chaff
bint al Melek), etc… These are elements characteristic of the
Bedouin life: objects of everyday use and animals, which are
sometimes associated to specific symbolic values.
Genesis of the Project:
The research that I carried out with an
unsystematic approach is just an initial step; nevertheless it
brought to one first major result that I have presented in my
University dissertation at Udine University (Italy) in 2004,
entitled “The Bedouin tribes of Syria and the art of tattoo”.
I made the association between the first south-Arabian
alphabets and some tattoo patterns; the common element is a line not
very well defined or neat which could hint at a shared heritage of
drawings and decorative patterns, which can be found also in symbols
used by tribal clans and in the patterns of dromedaries’ marks.
This finding made it possible to identify the origin of a tradition
that, as Field already understood in the Thirties of the last
century, is not typical of nomads; on the contrary it was much more
consolidated among sedentary populations, inhabitants of cities.
Progressively this tradition was passed on to the Bedouins who are
still nowadays showing evidence of it.
I came to appreciate the importance of collecting in a systematic
and comprehensive way decoration patterns of single tribes to
preserve a witness before its disappearance during the course of the
next ten years; there is a need to document symbols through pictures
and drawings, understand their meanings and identify specific
elements which are distinctive of specific tribes.
Modalities and objectives of the project:
The Project aims at taking census of
different nomadic and sedentary tribes of Syria; through the
collection of decoration patterns and designs passed on through the
art of face and body tattoos.
These data will allow reconstructing patterns and symbols used by
each tribal group.
Since tattoos are generally realized with three purposes: permanent
maquillage, medical treatment, magic and apotropaic, it is
possible to insulate and identify those decoration patterns utilized
for the above purposes and by which tribe. Moreover it will be also
possible identifying the differences between symbols used by singles
clans within the same tribe (clan-fukhud and parentage -hamula).
The Project will be carried out through a systematic collection of
data in the field, by discussing with people knowledgeable about the
meanings of the tattoos they have, identifying the old women tattoo
makers nawar, realizing a photographic and graphic
documentation with the drawings of the different designs.
Final objective will be to understand the symbols tattooed by
women, their meanings and their preservation.
Moreover the Project will produce an updated map of tribal
distribution in the Syrian territory; a data last updated in 1950.
The collection and data analysis will be divided in five steps and
it will look at different areas of Syria and related tribes.
Modalities:
1– Survey-
systematic collection of data in the field (through photographic and
graphic documentation; produced during meetings with Bedouins and
through recording);
2
– Study of the western and Arab sources of information;
3 – Study
and elaboration of the above data;
4
– Graphic editing;
5
– Publication of the above findings.
Areas and scope
of the research:
1 – Districts around Damascus and the Hawran, considering the
following tribes: Rwalla, Weld Ali,
Aghedaat of Ghuta, Ghiats, Beni Amer, Slouts, Sardiye, Jewabre.
2– The ‘triangle’ Hama-Homs-Tadmor (Palmyra), considering the
following tribes: Hassanah, Sba’a (Gomussa e Abdah), Naim,
Fawarah, Beni Khaled, Togan, Turki, Kharashin, Mawali, Bushacim,
Leheib, Amur.
3 – Districts around Aleppo and northern
Syria, considering the following tribes:
Aghedaat Bu Leyl, Hadidiyn (Guma and Ganatse),
Ghayar, Whahab, Bu Khamis, Djess, Sheiklar, El Aoun, El Gallad, Bu
Sheikh.
4 – The ‘triangle’ Palmyra-Deir ez Zor-Raqqa, considering the
following tribes: Fed’an (Wuld and
Khressah), Hadidiyn Bu Khassan, Baggara, Abu Sha’ban (Afadles,
Weldi,Sabkha,Bu Sbee, Abu Assaf).
5 – The ‘triangle’ Deir ez Zor-
Hassake- Iraki border, considering the following tribes:
Shammar, Sharabiyn, Jbur, Tay, Aghedaat,
Mshada, Harb.
Project results:
The Project will
lead to an in-depth knowledge of decoration patterns tattooed
by different tribal groups (a data not available before), to
their preservation (as they are likely to disappear)
and to the knowledge of tribal distribution in the Syrian
territory.
These data can be
made available to the public through:
-
Paper
publication (photographic book and /or scientific publication).
-
Web publishing
-
Creation of a
GIS (Geographical Information System) of Bedouin tribes of Syria
and of their decoration patterns (tattoos).
-
Production of a
CD to be distributed to schools and Universities.
-
Organization of
a photographic exhibition entitled: ‘The Bedouin tribes of Syria
and their tattoos’.
Reasons for financing the Project:
There are two main reasons for
financing this Project:
1- Uniqueness
of a work never conducted before;
2- Importance
of documenting a tradition which is likely to disappear in the
course of the next ten years.
The type of work
proposed through this Project is absolutely new, never realized
before in Syria or in other countries of the Middle East.
A part from my University research, only Field in the Thirties
conducted a similar work in Irak; however it considered a limited
number of tribes and tattoos.
It is of utmost importance that this ‘women cultural heritage’ be
preserved, as it regards the History of Mankind the same as other
types of cultural heritages like architecture or archaeology.
Documentation is the only one way to preserve this culture and the
art of tattoo, before its extinction.
If this work will not be carried out, a millennial art will
disappear without anyone having collected evidence of it.
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